CITTÀ SOLA
Città sola è un progetto modulare che sperimenta più forme narrative articolate in diverse ipotesi sceniche e installative.
Il progetto-matrice di Città sola è il podcast/performance urbana realizzata per la città di Milano, produzione Piccolo Teatro di Milano nel corso del Festival Presente Indicativo (aprile/maggio 2022).
“Immaginate di stare alla finestra, di notte, al sesto o al settimo o al quarantatreesimo piano di un edificio. La città si rivela come un insieme di celle, centinaia di migliaia di finestre”. Olivia Laing ragiona e cammina per le strade di New York disegnando una cartografia tracciata lungo l’abisso dell’isolamento. Lungo i suoi passi New York diventa tutte le città che abbiamo attraversato e racconta una solitudine che può essere solo urbana, una passeggiata in sette capitoli per sette inquilini speciali, sette artisti che hanno popolato la città sola di Olivia Laing, una vera e propria “città a sé stante” che scopriamo essere, in fondo, un posto molto affollato.
Città sola attraversa i quadri-acquario di Edward Hopper, interni svelati allo sguardo dello spettatore dietro vetri solidi e trasparenti, corpi esposti che sembrano volere solo essere “visti, compresi e accettati”; i registratori e le telecamere di Andy Warhol che si traveste per attenuare l’abisso di incomunicabilità e il desiderio di incapsulare il tempo che ne infesta l’esistenza; la grazia politica di David Wojnarowicz nella New York degli anni ottanta, gli scritti formidabili e sconosciuti, le fotografie scattate lungo i moli di Chelsea dietro la maschera di Arthur Rimbaud; le 15.145 pagine in forma di memoir, i collage, gli objets trouvés, i ritagli e le sinfonie di colori di Henry Darger, artista poverissimo, autodidatta, “inventore di mondi”; la figura aliena e la voce quasi disumana di Klaus Nomi – “controtenore dell’electro-pop” nella New York dell’Aids; “le passeggiate nei viali luminosi di Internet” e Josh Harris imprenditore che, all’alba del nuovo millennio, ne ha visto per primo la forza motrice tra le trame della solitudine. Un’analisi politica e affettiva scorre lungo le strade di Città sola e segna anche il capitolo finale del libro – Strange Fruit - dedicato all’opera di rammendo di Zoe Leonard: 302 frutti essiccati, ricomposti e ricuciti con filo colorato, cerniere e bottoni. Zoe Leonard e Billy Holiday una accanto all’altra in un vero e proprio atto di riparazione, per tutti gli amici persi e per comprendere il perturbante lavorio del tempo nelle nostre vite. Perché se l’arte “non può riportare in vita i morti, né sanare le liti tra amici, né fermare il cambiamento climatico, ha funzioni tutte sue: può creare intimità, curare le ferite, o dimostrare che non tutte le ferite hanno bisogno di essere curate”. Ed è proprio per tutto questo rovistare tra solitudini, individuali e collettive che Città sola ci somiglia così tanto. Nell’impressione che si ha di un camminare notturno tra le strade di ogni città possibile. Dentro una collettività perduta per riconoscere l’arte come cura e rammendo delle anime, Laing tocca lo scandalo della solitudine e allo stesso tempo quella vertigine che l’essere soli produce in un corpo compromesso ma non più disposto a guardare altrove. In Città sola è come se ‘passeggiassimo’ meditando tra le vite – private, artistiche e politiche – in un movimento verticale d’investigazione tra epoche, antropologie, autobiografie e biografie, nodi lancinanti del nostro presente.
Città sola / live
Un’opera per voce sola, dalla natura immersiva e quasi installativa per restituire agli spettatori le formidabili pagine di Olivia Laing.
La città con i suoi inquilini entra letteralmente nello spazio scenico, come membrana e parete, i neon verdolini della sera, i “palazzoni in brownstone”, “i sussulti del traffico”, il gorgoglio dei tubi di riscaldamento. E dentro la scrittura vi si muove per mezzo di dispositivi sonori e supporti di lettura ogni volta diversi: lo schermo luminescente e notturno di un i-pad, una serie di taccuini per appunti, radiomicrofoni, micro-microfoni panoramici, un microfono gelato. Tutti utensili grazie ai quali l’interprete si aggira fra le vite e i corpi della città di Olivia Laing, camminando come amava fare Greta Garbo, “indisturbata, inosservata, non guardata, non ostacolata” o chiusa, di notte, nello spazio privato di una stanza.
Dispositivo ottico e corpo sonoro per una sola voce narrante, Città sola si compone in uno spazio ibrido che si muove – come nei quadri di Hopper – fra “il confinamento e l’esposizione”, l’isolamento e il brulichio della città. Due grandi lavagne verticali, una panchina, un interno con tavolo. Sulle lavagne, isole di “granito, cemento e vetro”, rubate ai nostri paesaggi urbani, scorrono dettagli e macroscopie della città e delle opere dei suoi artisti che si moltiplicano sul fondale in PVC, come se queste non potessero mai afferrarsi nella loro interezza. Intorno un paesaggio sonoro che combina atmosfere siderali con emersioni di rumori cittadini mescolati al repertorio di Ballads, jazz, rock, pop, elettropop e folk newyorkesi. Canzoni che hanno informato l’orizzonte degli anni attraversati dal libro e che hanno raccolto, anche in tempi recenti, l’eredità sommersa di alcuni degli artisti riscoperti da Olivia Laing.
di Olivia Laing ideazione Alessandro Ferroni, Maddalena Parise / lacasadargilla regia Alessandro Ferroni e Lisa Ferlazzo Natoli con Lisa Ferlazzo Natoli voci registrate Emiliano Masala, Tania Garribba ambienti visivi e spazio scenico Maddalena Parise paesaggi sonori Alessandro Ferroni luci/direzione tecnica Omar Scala costumi Anna Missaglia sound design Pasquale Citera aiuto regia Matteo Finamore coordinamento artistico Alice Palazzi collaborazione al progetto Emiliano Masala una produzione lacasadargilla, Angelo Mai, Bluemotion, Teatro Vascello La Fabbrica dell’Attore in coproduzione con Theatron Produzioni in collaborazione con Piccolo Teatro di Milano - Teatro d’Europa in network con Margine Operativo /Attraversamenti Multipli
Città sola / podacast
Una performance urbana, un progetto metropolitano, che accompagna lo spettatore attraverso alcuni luoghi della città.
Attraverso l’uso del cellulare, lo spettatore può ascoltare la riduzione del testo della Laing registrato e sonorizzato appositamente per questo progetto ‘a cielo aperto’ - come un’intrusione narrativa mentre si cammina per la città di Milano - ed essere così in qualche modo costretto a mutare il ‘passo’ e lo ‘sguardo’ in relazione al paesaggio urbano, alla propria solitudine e all’opera d’arte come resistenza e testimonianza.
di Olivia Laing ideazione lacasadargilla riduzione e drammaturgia Fabrizio Sinisi paesaggi sonori e regia podcast Alessandro Ferroni coordinamento artistico Maddalena Parise voci podcast Lisa Ferlazzo Natoli, Tania Garribba, Emiliano Masala il testo introduttivo interpretato dal vivo Camminare, vedere, essere visti di Fabrizio Sinisi letto a turno da Lorenzo Frediani, Leda Kreider, Petra Valentini
Debutto: 2022
Città sola / audiopaesaggio
Per il festival Attraversamenti Multipli 2023 Città sola si articola in un talk e in un audiopaesaggio.
Nel talk le pagine del libro si aprono come un pop-up su altri libri, immagini e musiche in costante dialogo con il testo. Un piccolo kit multimediale per allargare l’immaginario, l’orizzonte riflessivo e le geografie tracciate dalle pagine di Città sola. Il percorso sonoro si articola in 5 luoghi del parco, potete ascoltare 5 capitoli del libro, ognuno con un proprio paesaggio specifico. Il testo di Olivia Laing – come un’intrusione narrativa fra le rovine e i resti della città di Roma nel parco di Tor Fiscale - invita in qualche modo a mutare lo sguardo in relazione al paesaggio, alla solitudine e all’opera d’arte come resistenza e testimonianza. Un progetto metropolitano che sperimenta una forma d’ascolto intima legata a un unico luogo - quasi fosse un’isola - della città.
fotografie © Claudia Pajewski