

IL LIBRO DELLE DOMANDE

IL LIBRO DELLE DOMANDE

IL LIBRO DELLE DOMANDE
2019
2019
2019
THE TESTAMENT OF THIS DAY

2014
RADIODRAMMA DI EDWARD BOND
note
The Testament of This Day oscilla fin da subito tra stato allucinatorio e realtà, organizzando la propria tessitura nell’alternanza di due mondi narrativi lontani, entrambi però con un movimento e come la natura di un viaggio: una casa misteriosa a picco su una scogliera, costruzione originaria, immaginifica e psicanalitica. E il vagone di un treno, ambiente privo di tempo, intenzione e direzione. Questi luoghi – diversi per linguaggio, colore e consistenza – sono accomunati dalla presenza di un protagonista unico, chiamato semplicemente figlio. Nel corso della storia si scopre che la prima linea narrativa è contenuta dalla seconda, nella forma frammentaria e inquietante di un sogno. Con questo affascinante espediente, Bond fa emergere la conturbante dissonanza della figura del figlio nei due diversi contesti drammaturgici: vittima inconsapevole di un torbido gioco di vendette in un mondo e giovane seducente fin troppo pieno di iniziativa nell’altro. Come se il figlio fosse ad un tempo quel figlio – di un certo passato, di una storia e un’impronta familiare; un figlio – uno tra i tanti, uno qualunque che torna a casa senza grandi piani per il futuro. E infine, dunque, Il figlio – universale e collettivo, generato e subito risucchiato dal presente e dall’orizzonte storico con tutte le sue faide, manipolazioni e pressioni – sociali o familiari che siano.
La storia originaria racconta della contesa – ossessiva, oscena e quasi soprannaturale - di un uomo e di una donna (madre e padre) a danno del loro unico figlio. A far da sfondo al duello, un’enorme casa vuota, in cima ad una scogliera isolata. È la madre a condurre il figlio in quei territori remoti, a offrirlo come vittima sacrificale, nel disperato tentativo di strapparsi di dosso il passato. È il padre ad accoglierlo e ad attirarlo nella propria versione della storia per renderla definitivamente reale.
A questa linea archetipica, erotica e sotterranea, Bond alterna una narrazione solo apparentemente più realistica: su un treno affollato, due sconosciuti (figlio e donna) iniziano a chiacchierare e finiscono per decidere di mettersi in affari assieme. Un’inquietante nota di fondo accompagna i loro discorsi: la donna racconta di aver sognato una grande casa su una scogliera dove qualcuno cerca di uccidere il figlio. Questi, facendo finta di nulla, continua a conversare per poi infine offrire con una certa insistenza, ospitalità alla donna. Ma dopo un lungo girovagare notturno in taxi, raggiunta la casa dei genitori di lui - non c’è assolutamente nessuno ad aspettarli.
The Testament of This Day si conclude con il disfacimento degli immaginari di cui entrambe le storie e le drammaturgie si nutrono: le due Case si dissolvono – come i personaggi – e letteralmente, crollano in un fragore improvviso. Armato di uno scintillante ‘scandaglio’, Bond – attraverso la figura del FIGLIO – si insinua in un presente accecato dal passato, estirpa e mostra dalle radici le imposture e i fallimenti di ogni generazione nel prendersi cura dei propri figli, e il sinistro ritirarsi di quei figli verso un futuro solo immaginario e già in rovina.
Edward Bond, per raccontare questo doppio viaggio che – come nel caso del suo Lear – “non conduce a un’autonomia personale né alla libertà”, concentra tutta la sua sapienza nella stratificazione di una lingua complessa e insidiosa. In una linea della storia, l’andamento e la narrazione sono quasi mitici, immaginifici e tronchi, le parole si interrompono e si rincorrono, riscrivendo – quasi – o rincorrendo, ciò che è appena stato detto. Nell’altra, dietro l’apparente leggerezza del linguaggio c’è una stravaganza inquieta, un eccesso d’intimità, subito tradito da un frastagliarsi e un tirarsi indietro delle parole. Individuare la natura, la pulsione e le ragioni di questi due linguaggi-mondi è stato il primo lavoro di ‘regia’. Il secondo, semplicemente, provare ad assecondarne con minuzia e azzardo il respiro, grazie al corpo sonoro, all’intuito e all’intelligenza degli attori.
Rendere ipnotica e sottile la trama della scogliera e della casa, senza ritirarsi di fronte all’eccesso, all’osceno e al grido. Lasciarla alla sua insopportabile asimmetria. Nel treno assecondare l’allegria eccentrica e frettolosa di un incontro, e un inceppo superficiale – quasi – tragico. Così, di parola in parola, abbiamo ‘sgranato’ i personaggi, scoperto posture e paure, raccolto certe parole e alcuni luoghi, che si ripetono, che tornano e scavano fin nel profondo delle relazioni, lasciandole però sempre in una zona d’ombra.
I paesaggi sonori sono concreti e ondeggianti, si trasformano solo impercettibilmente in un ritmo e in un sentore di musica. Oppure improvvisamente aspri e frastagliati. Come se le materie e i timbri degli oggetti fossero i ‘testimoni’ e le superfici sonore su cui si sistemano narrazioni, ossessioni e desideri. Perché ogni oggetto anche solo nominato, nel lavoro di Edward Bond, conquista un suono, produce un rumore o un’eco, reale o allucinatoria, porta infine una storia, ha un suo lamento, sospira e fa attrito.
Andato in onda per Tutto Esaurito! Il festival teatrale di Rai Radio3 il 17 novembre 2014.
ESTRATTO DELLE RIFLESSIONI INEDITE DI EDWARD BOND
per la produzione BBC dell’Aprile 2014
[…] Ho usato molto certi segni di interpunzione: i puntini di sospensione (…) che indicano quando la battuta è incompiuta, svanisce ed è seguita da un breve attimo di silenzio. Voglio che chi parla non finisca la frase, o perché è impossibilitato a farlo, o perché non finisce, deliberatamente, la frase, sottintendendo così la fine della battuta. È come il diminuendo in musica. Il trattino (-) indica che la battuta è bruscamente tagliata, o perché interrotta da qualcun altro, o perché il resto è ovvio. Uso molto il trattino con questo secondo significato perché le persone spesso non finiscono le frasi - e voglio cogliere la fluidità, la realtà del discorso - cosicché l’azione e le emozioni si muovano rapidamente, le parole si frastaglino e si facciano più rapide, fin quasi a suonare, involontariamente, come delle grida.
crediti
traduzione Tommaso Spinelli adattamento e regia Lisa Ferlazzo Natoli paesaggi sonori e musiche Gianluca Ruggeri luci Luigi Biondi con Elio De Capitani (PADRE), Marco Foschi (FIGLIO), Manuela Mandracchia (DONNA), Francesca Mazza (MADRE) e l’amichevole partecipazione di Simone Castano dramaturg Margherita Mauro assistente alla regia Alice Palazzi coordinamento artistico Maddalena Parise produzione Radio3 RAI/lacasadargilla in collaborazione con Teatro di Roma
"L’unica cosa che conosci di una persona è la sua immagine che galleggia.
Un volto qualsiasi di una rivista che sbiadisce lentamente ondeggiando sull’acqua."